“Filastrocca di primavera
più lungo è il giorno,
più dolce la sera.
Domani forse tra l’erbetta,
spunterà qualche violetta:
oh, prima viola fresca e nuova
beato il primo che ti trova,
il tuo profumo gli dirà
che la primavera è giunta, è qua”
_Gianni Rodari
Cari gentili lettori,
di tutto il mondo botanico, oggi voglio raccontarvi proprio di lei.
Tra le sue numerose sorelle è la più nota, pregio notevole considerando che in famiglia sono circa ottocento e sono sparse in tutto il mondo dalle terre fredde della Finlandia a quelle tropicali delle Hawaii.
E’ così antica da aver collezionato più nomi di una famiglia di nobili inglesi: i greci la chiamavano Ion, per il suo colore scuro, gli irlandesi Goirmìn, ossia celeste, come le sfumature dei suoi petali, in Francia si volta al nome di Pansè, ma per tutti è la Viola Tricolor o, per gli amici, viola del pensiero.
Di tutti i fiori primaverili è il miglior candidato al premio modestia chè con i suoi petali delicati sembra chinare il capo di fronte all’appariscenza di altre signore molto più estrose nel mondo del sottobosco. Eppure, non lasciatevi ingannare da quell’apparenza timida perchè la signorina Pansè nasconde un carattere molto più forte di quello che sembra.
E’ proprio lei, infatti, con pochi altri pionieri che sfida il freddo dell’inverno e lo vince sbocciando precocemente quando il resto del mondo ancora dorme. E verrebbe da chiederle: Signorina, che fa? E’ troppo, troppo presto! Finirà per risentire di qualche gelata tardiva!
Eppure, non si cura del giudizio altrui e sventola vittoriosa i suoi petali al mondo dimostrando che la vita riprende, anche quando sembra impossibile.
E questo insegnamento prezioso è lì da sempre, basta seguire, come bravi investigatori, il corso delle sue radici lungo i secoli.
Lo sapevano bene i Greci, convinti che fossero nate in seguito al rapimento di Persefone, da parte di Ade, Dio degli inferi. Demetra, la madre della fanciulla e Dea della prosperità, caduta in uno stato di disperazione aveva reso la terra specchio della sua anima rendendola talmente deserta da indurre Ade al pentimento. Al suo ritorno Persefone era stata accolta da una primavera ritrovata e da piccoli fiori, mai visti prima, le viole appunto.
Di rapimenti e altri macabri orrori gli antichi erano maestri, come dimostra il mito di Attis, a Roma, secondo cui dal sangue del giovane e della futura sposa uccisa per amore, erano nate, ancora una volta, le nostre amiche viole.
Facciamo un salto di circa XV secoli e approdiamo nell’atmosfera soffusa di un certo “Sogno di una notte di mezza estate”, non siamo poi così stupiti di notare che l’intera vicenda ruota attorno a una pozione d’amore che ritrova nelle viole l’ingrediente segreto. Shakespeare, oltre ad essere un grande poeta, si dimostra un attento conoscitore della simbologia floreale e si fa ammaliare dalla signorina Pansè consacrandone il significato. Dalla poesia inglese, ai quadri di Monet, dall’arte ai proverbi dei nonni (San Sebastiano, la viola in mano, Santa Agnese la viola sotto la siepe) ai testi delle canzoni (Sfiorivano le viole_Rino Gaetano) ci accorgiamo che si tratta di un intricato labirinto che ha i contorni della primavera, dei nuovi inizi e degli amori puri.
Certo, a questo punto si potrebbe pensare che trovi spazio solo là, in quella letteratura,in cui ne decantano le lodi; ebbene, ne resterete sorpresi. La viola del pensiero non è solo l’oggetto di qualche poesia, ma offre alcune proprietà che l’hanno resa un ingrediente importante nella medicina del passato e moderna. Flavonoidi,carotenoidi e il ben noto acido salicilico la rendono un toccasana per l’infiammazione, tanto che viene utilizzata, soprattutto sottoforma di impacchi, per alleviare i fastidi cutanei causati dall’acne e dagli eczemi.
Sì, non c’è che dire, la signorina Panseé è davvero un fiore straordinariamente ordinario.
Insomma, chi lo avrebbe mai detto che dietro a quei quattro petali potessero nascondersi tante sfumature diverse?
Eppure, verrebbe da chiedersi, non è proprio tra le pieghe della routine, di quei dettagli che si conoscono così bene come il sapore di un caffè o la voce di una persona che si ama, che si nascondono quei colori che apprezziamo di più?
Sofia Grandi
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