Spathiphyllum wallisii_ il cavaliere che protegge l'animo

Pubblicato il 15 novembre 2025 alle ore 16:11

Cari gentili lettori,

so bene che, con questo caldo, l’ultima cosa che vorreste fare è arrovellarvi su domande insidiose, ma oggi debbo partire proprio da qui. Ebbene, vi chiedo forte: secondo voi, è ciò di cui abbiamo bisogno a trovarci nel momento stesso in cui lo necessitiamo oppure siamo noi ad accorgercene, perchè ne abbiamo bisogno?

Prima che mi pensiate pazza prometto solennemente che tutto questo centra davvero con un’amica del mondo verde, ma per arrivarci dobbiamo fare un passo indietro e cominciare dall’inizio.

Qualche settimana fa stavo girovagando per la città avvolta in un turbinio di pensieri. Riflettevo sul fatto che, da tempo, la mia bussola interiore sembrava essersi irrimediabilmente rotta fino ad avermi portata a un percorso professionale in cui non mi riconoscevo più. E anche quello che stavo costruendo al di fuori del lavoro, qui, tra queste pagine, soltanto per me, mi sembrava un sogno infantile tanto sciocco, quanto inutile. Insomma, a chi mai possono interessare alcune curiosità sulla botanica? Ero così assorta tra me e me da non accorgermi del brusio della città; mi muovevo ovattata, senza meta. 

Ed è stato allora che, alzando lo sguardo, ho capito di essermi fermata davanti a una vetrina singolare. Era un negozio di piante. Un piccolissimo negozio di piante che, però, conteneva esemplari di ogni tipo. I vasetti erano sistemati con cura, ad altezze diverse, in vetrina, e all’interno c’era un affollamento così grande di abitanti del mondo verde che mi venne da sorridere al pensiero di aver trovato una serra direttamente uscita da una lezione di erbologia harrypotteriana. Con questo pensiero, non riuscii a trattenere la curiosità ed entrai perché volevo capire chi mettesse tanto amore nel proprio lavoro. Ammetto di essere stata vittima del mio pregiudizio perché vista la premura con cui erano curati i dettagli mi aspettavo una signora che, come una fata, si muovesse tra cesoie e annaffiatoio. Perciò, potete immaginare la mia sorpresa alla vista di un gigante di mezza età, dai folti baffi grigi il cui fortissimo accento bergamasco faceva seguito a modi ruvidi, che “con le persone quasi non si deve perdere tempo”. 

Così il gigante mi chiese spiccio: 

 

“Posso aiutarla?”.

 

A quella vista, i miei piani di dare un’occhiata e andarmene sfumarono immediatamente perché volevo saperne di più. Chi era quell’uomo? Come aveva fatto a creare quel negozio? E soprattutto, aveva mai conosciuto Silente?

Balbettai qualcosa che aveva a che fare col fatto che stavo cercando una pianta da regalare, che in realtà avrei aggiunto segretamente alla mia collezione privata, e, non so bene perchè, tra tutte le piante possibili, in quel momento mi fissai su un esemplare di Sphatiphyllum. 

Gli occhi del fiorista cambiarono immediatamente espressione alle mie parole, come i suoi modi d'altronde perchè scoprii una delicatezza impensabile mentre lo osservavo sollevare i vasetti con le sue mani troppo grandi. 

“Ah, signorina, lei ha fatto un’ottima scelta”, mi disse con un sorriso. Anche gli occhi sembravano più buoni, ora, “lei lo sa che secondo le culture dell’America centrale lo Spathiphyllum è in grado di purificare l’animo dalle emozioni negative?”.

Ovviamente non lo sapevo. 

Fu così che scoprii un lato tutto nuovo di questa pianta comune.  Lo Spathiphyllum wallisii, appartenente alla famiglia delle Araceae, è originario, in effetti, delle foreste pluviali dell’America centrale e meridionale. L’Europa, però, lo accoglie soltanto nel XIX secolo e gli offre un terreno fertile su cui prosperare dal momento che non ha necessità particolari e che, anzi, predilige le zone ombrose, motivo per cui diventerà una tra le favorite tra le piante da interno. Resiliente e affidabile, veste alla perfezione il suo ruolo di erbacea perenne da appartamento riuscendo a fare compagnia anche a chi non ha proprio il pollice verde. Orgoglioso, purché non sia esposto direttamente alla luce del sole, fa svettare i suoi fiori gialli (detti spadice) avvolti da una brattea bianca lanceolata (o spata) come tante piccole spade. Un vero cavaliere da appoggiare sul davanzale della finestra.

A vederlo così, perfettamente integrato nella vita domestica di moltissime case, è difficile pensare che le sue radici, in realtà, lo collochino in un ambiente selvaggio e impervio come la foresta pluviale. 

Eppure, è proprio così e, anzi, le popolazioni locali avevano intrecciato un profondo simbolismo con questa pianta considerandolo un talismano vivente in grado di purificare il corpo e l’animo da malattie ed emozioni negative. Forse a causa dei suoi fiori bianchi, simbolo di purezza, forse perchè è in grado di crescere nonostante l’ombra, forse per le sue brattee che avvolgono il fiore in un gesto di atruistica protezione, insomma, per molti validi motivi, il nostro cavaliere verde era ben visto dalla cultura indigena. Infatti, veniva portato in dono al capezzale di un malato o, ancora, portato a chi aveva subito un lutto o si trovava, per qualche motivo, in una condizione di fragilità emotiva. 

E… se ci fosse un piccolo fondo di verità scientifica in tutto questo?

Uno studio curioso, in effetti, lo vede protagonista nel 1989, quando la NASA avvia il progetto “Clean Air Study” nel quale si vuole studiare la capacità di alcune piante, tra cui lo Spathiphyllum, di purificare l’aria in ambienti chiusi. In effetti, il nostro spadaccino soddisfa le aspettative perché viene rilevato l’assorbimento di alcune tossine tra cui la formaldeide, il benzene e il tricloroetilene, tutti composti industriali. Approfondimenti ulteriori condotti negli anni 90 dimostrarono che questo avviene grazie a una sinergia tra il metabolismo della pianta e quello di alcuni batteri presenti nel substrato, a contatto con le radici, che sono in grado  di assimilare e smaltire le sostanze dannose. 

Purtroppo, venne anche dimostrato che, per avere un miglioramento significativo della qualità dell’aria, si dovrebbero avere moltissimi esemplari: impensabile immaginare un battaglione di fieri cavalieri verdi ad attendervi una volta varcata la porta di casa!

Ad ogni modo, il nostro Spathiphyllum ha viaggiato in lungo e in largo, transitando oltre oceano e  rischiando di finire anche nello spazio, fino ad arrivare al qui ed ora; a questo piccolo negozio di piante gestito da un gigante buono. 

Proprio lui mi racconta, mentre impacchetta il mio finto regalo, che nessuno gli aveva dato credito quando, da giovane, voleva perseguire il suo sogno di essere un fiorista. Eppure, lui è lì e quel negozio è suo da più di quindici anni.

 

“Ah, signorina, si può ben dire che tra i fiori si sta proprio bene”.  

 

Mentre esco mi vien da sorridere. Mi chiedo se quello di cui abbiamo bisogno ci trovi nel momento in cui lo necessitiamo o se siamo noi ad accorgercene, perché ne abbiamo bisogno. 

Penso anche che ci sono giorni in cui non possiamo avere tutte le risposte. Ma possiamo lasciare che vengano filtrate, a poco a poco, da noi stessi e dal mondo. E possiamo tenere un cavaliere verde sul davanzale della finestra, a proteggere la nostra quiete. 




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