Bouganvillea spectabilis_la scoperta della donna che girò il mondo

Pubblicato il 15 novembre 2025 alle ore 16:05

 

Bouganvillea spectabilis, la scoperta della donna che girò il mondo

 

Gentili lettori, 

riflettete mai su quanto le giornate siano un turbinio di doveri, senza mai poter riprendere fiato? Come se dalla veglia al sonno si dovesse correre, fare, fare continuamente per rispecchiare quell’immagine perfetta che la società si aspetta da noi. Come un copione scritto su misura da quella cultura occidentale secondo cui non bisogna mai perdere tempo. Non avete voglia, di tanto in tanto, di dare spazio a quella voce interiore che vi sussurra di partire all’avventura verso l’altra parte del mondo? Sfiorare l’ignoto con la punta delle dita e lasciarvi cullare dal brivido?

Ebbene, no, purtroppo, non ho un biglietto aereo da condividere, ma se mi seguirete in questo articolo potrete fare il giro del globo… con una pianta!

Una pianta? Vi starete chiedendo e, giustamente aggiungerei, dato che per natura son radicate in un posto fisso senza la possibilità di darsi alla pirateria. Eppure, la storia del mondo verde, è da sempre legata, indissolubilmente, a persone che, con avventure incredibili, le hanno scoperte, catalogate e importate in patria: i  cacciatori di piante. O, cacciatrici, seppur molto spesso in incognito.

Ma partiamo dal principio, e approdiamo tra i giardini soleggiati delle nostre coste dove, dalla primavera al finir dell’estate, potete trovare cascate coloratissime dall’arancio al violetto che sono un inno alla gioia di vivere. Sarete sicuramente stati stregati almeno una volta nella vita da lei, la Bouganvillea spectabilis e dalla sorella, la Bougainvillea glabra.

Si tratta di arbusti bonaccioni, appartenenti alla famiglia delle Nyctaginaceae, che godendo di buona salute, si accontentano di ruvide cure per sopravvivere. In cambio di un buon alloggio soleggiato e un clima mite, ricambiano con fioriture maestose che hanno il pregio di fare bene all’animo, oltre che agli occhi. Sono così apprezzate sulla costa da essere, soprattutto in Sicilia, spesso alloggiate all’ingresso delle abitazioni, come a voler dire: “benvenuto, ti accolgo con calore in casa mia”.  Ha un animo gentile, la Bouganvillea, tanto da esserlo non solo con gli estranei, ma anche con i suoi stessi fiori. Quelli che vedete, infatti, vistosi e allegri, altro non sono che foglie modificate (dette brattee) che hanno il compito di avvolgere il vero fiore, molto più piccolo, per proteggerlo. 

Comunque sia, fa strano pensare che una pianta così perfettamente radicata in queste zone non sia autoctona, ma venga in realtà da molto lontano. Per la precisione fu importata dal Brasile nel 1768 quando l’esploratore francese Louis Antoine de Bougainville fu incaricato di circumnavigare il globo per importare beni preziosi, tra cui molte piante sconosciute.

Il capitano Bouganville avrà sicuramente avuto molti altri pregi, ma di botanica non ne sapeva proprio niente e, infatti, per assolvere il compito portò con sé anche il famoso naturalista Philibert Commerçon. E con Commerçon, sotto copertura, si imbarcò anche una donna molto coraggiosa che non era solo la sua amante, ma soprattutto una bravissima botanica: Jeanne Baret. 

Immaginate, per un solo istante, di essere una donna nella seconda metà del 1700, in un mondo in cui di per sé non c’è considerazione per voi, e, non solo, immaginate di nascondere la vostra identità di genere per partire su una nave di soli uomini. Lasciate dietro di voi tutto quello che è certo e guardatelo sparire all’orizzonte mentre voi salpate verso l’avventura perchè quello che volete veramente dalla vita è fare un lavoro, quello della botanica, che in realtà è sola prerogativa maschle. 

Avreste abbastanza cuore per riuscirci?

Eppure, Jeanne vinse la sfida con sé stessa e col mondo che circumnavigò appieno: da Rio de Janeiro alla Patagonia, da Tahiti alle Mauritius fino al ritorno in Francia nel 1775! Fu proprio lei a catalogare la Bouganvillea, seppur si prese il merito di tale scoperta solo molti anni più tardi. La comunità scientifica non è la sola, però, ad esserle riconoscente. Anche la sua compagna di avventura pare felice di averla incontrata dato che fiorisce annualmente in segno di ringraziamento e sembra essere un manifesto vivente di accoglienza, di coraggio e di riscatto.

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